In questa guida spieghiamo come eseguire la partenza dai blocchi nel nuoto.
STILE LIBERO, FARFALLA E RANA
Uno dei momenti chiave di una gara è la partenza. Occorre la massima concentrazione e una coordinazione del corpo eccellente. Dalla bontà di una partenza possono dipendere le sorti di una gara: nella fase di reazione allo sparo che precede l’entrata in acqua si possono infatti guadagnare o perdere millesimi preziosi, determinanti soprattutto nelle gare veloci (50 e 100 metri).
Ancora oggi ci sono atleti che mancando di reattività, non trovando un buon assetto sul blocco, concedono molto agli avversari e restano tagliati fuori da una possibile vittoria.
Quando lo start chiama al “posto” si sale sul blocco e si prende posizione (fig. 1) prima di tuffarsi in acqua. Si inclinano busto, testa e braccia in avanti, il capo leggermente piegato verso il basso mentre le spalle devono essere rilassate. I piedi vanno divaricati e devono restare in linea con i fianchi con le punte rivolte in avanti: possono essere, a scelta del nuotatore, o allineati o uno avanti e l’altro dietro. Si piegano le gambe e si flette il busto. Il peso ricade così in buona parte sugli avampiedi. Al via, segnalato da un impulso elettronico, il nuotatore deve trovare il massimo slancio per gettarsi in acqua rapidamente (fig. 2). In questa fase le braccia iniziano la circonduzione, la testa si abbassa, i talloni si sollevano dal blocco per dare la spinta al corpo. Questo triplice movimento permette al corpo di cadere in avanti sotto la spinta della forza di gravità.
Nell’istante del tuffo, la testa va abbassata ancora di più e si completa il giro della braccia che risalgono verso l’alto (fig. 3). Il movimento non frena il tuffo perché effettuato nel momento in cui l’atleta sta per cadere in avanti. È la fase in cui i talloni si staccano per bene dal blocco mentre le punte dei piedi devono rimanere salde al bordo della vasca (fig. 4) per non rischiare di scivolare in acqua. Qui si effettua l’ultima inspirazione prima di entrare in acqua. La caduta libera sta per essere completata e ci si prepara alla spinta in avanti (fig. 5).
L’ampiezza dell’angolo del ginocchio è legata alla forza dell’atleta ma di norma non dovrebbe superare i 90°. A questo punto la testa, prima abbassata, si rialza di scatto (fig. 6): ciò provoca un aumento della forza prodotta dalla circonduzione delle braccia e aggiunge qualità alla spinta che porta in acqua. Le braccia, dall’inizio, si sono mosse roteando e adesso il loro movimento è concluso. Si comincia a distendere il busto (fig. 7) per aggiungere potenza al tuffo, la testa guarda l’acqua, le gambe sono piegate all’incirca a 90° e si continua nell’azione fino a quando il nuotatore non viene trovarsi in una posizione leggermente arcuata. Siamo vicini alla massima distensione del corpo, che raggiunge una posizione quasi orizzontale nell’istante dello stacco dei piedi dal blocco: le braccia sono tese, verso l’acqua, sotto l’altezza del capo (fig. 8) in modo che il loro avanzamento si riflette su tutto il corpo.
Se si procedesse all’inverso, con le braccia sopra al capo, il corpo “risalirebbe” invece di andare in avanti. Le caviglie vengono stese di scatto dopo che le braccia sono state “bloccate”.
Gli errori in un tuffo alla partenza sono in genere di due tipi: lo slancio delle braccia troppo in alto, sopra l’altezza del capo, e avere il centro di gravità troppo elevato al momento del distacco dal blocco (fig. 9) con le gambe che si sollevano in eccesso rispetto al busto. L’errore si può correggere lasciando cadere ulteriormente il corpo prima di effettuare la spinta finale.
Durante il tuffo e nell’ingresso in acqua la posizione del corpo deve rimanere sempre orizzontale in modo da offrire la minore resistenza possibile all’avanzamento ed è importante che tutto il corpo venga tenuto rigido, evitando eventuali rotazioni in modo che poi si possa seguire una traiettoria corretta nella fase subacquea.
Le gambe, il tronco e le braccia devono restare ferme e tese al momento dell’entrata in acqua (fig. 10) che avviene per prima con la punta delle dita. La bracciata iniziale si effettua con il corpo sotto l’acqua di 20-30 centimetri circa, il braccio-guida va disteso sopra il capo mentre si effettua questa bracciata e il corpo riaffiora. In una competizione sul blocco di partenza bisogna restare immobili fino al segnale del via. Se a parere del giudice di corsia l’atleta si muove può essere squalificato. Le partenze stile atletica (piedi non allineati, uno in avanti e l’altro sulla parte posteriore del blocco) sono autorizzate.
DORSO
Rispetto a stile libero (ma anche farfalla e rana), il dorso per le sue caratteristiche peculiari (si nuota sulla schiena e con il petto immerso nell’acqua) prevede una partenza particolare, direttamente in acqua, con i piedi appoggiati alla piastra, leggermente divaricati e dita un filo sotto l’acqua (fig. 1) e le mani sulle maniglie del blocco, in linea con le spalle.
Quando lo starter invita i nuotatori nella posizione di “a posto”, il nuotatore piega le braccia, si rialza, quasi a raggomitolarsi, avvicinando la testa alle mani (fig. 2). I fianchi restano in parte immersi nell’acqua. Bisogna però stare attenti a non sollevarsi troppo perché si potrebbe scivolare nell’istante della partenza. Al via, si stendono le braccia e si comincia a muovere il bacino all’indietro (fig. 3). Poi, le mani abbandonano le maniglie e vengono spinte con forza all’indietro, muovendole all’infuori e non in alto (fig. 4): la spinta laterale serve ad appiattire la traiettoria per impedire al nuotatore di percorrere una parabola troppo alta al termine della quale finirebbe per cadere troppo in basso.
A questo punto, anche la testa viene spinta all’indietro (fig. 5) in contemporanea con le braccia che si allargano fino a compiere un ampio arco. I fianchi sono del tutto fuori dall’acqua e non frenano il movimento d’insieme del corpo. Ora si distendono pure le gambe, in modo rapido, all’altezza dei fianchi e delle ginocchia (fig. 6), e subito dopo segue la distensione delle caviglie. Il corpo sembra volare all’indietro, abbastanza alto sopra la superficie, e la schiena è leggermente arcuata (fig. 7), ma non bisogna esagerare in questo movimento e occorre invece cercare che l’entrata in acqua risulti quasi piatta.
Siamo quindi arrivati nella fase in cui il corpo entra finalmente in acqua, a partire dalle dita delle mani: le braccia vanno ben distese e si immergono prima della testa (fig. 8). Importante: i polsi debbono essere allineati con il corpo altrimenti si potrebbe affondare troppo.
Nella fase di scivolamento successiva all’ingresso in acqua, il nuotatore deve espirare dal naso fino a quando il viso non torna sopra la superficie dell’acqua (fig. 9). Quando l’azione di spinta dell’uscita dal blocco si sta esaurendo e il corpo è oramai in acqua, è il momento di battere le gambe e di compiere la prima bracciata che va eseguita (fig. 10) con un braccio ancora in posizione distesa. La bracciata viene coordinata in modo da consentire al nuotatore di riaffiorare giusto al termine della spinta (fig. 11): così facendo si entra nel normale ritmo di braccia, il corpo risale e la testa, a completamento dell’azione, esce dall’acqua.